Il 6 Agosto 1284 si tenne lo storico scontro tra la Repubblica di Genova e la Repubblica di Pisa, da tempo in lotta per la supremazia sul Mar Tirreno e conclusasi con la vittoria dei genovesi.
Al comando della flotta della Superba era Oberto D’Oria (qui in basso raffigurato da Perin del Vaga nella Loggia degli Eroi a Villa del Principe), antenato del celebre Ammiraglio Andrea Doria, coadiuvato da Benedetto Zaccaria e Oberto Spinola.
La battaglia, svoltasi presso le secche della Meloria, un avamposto al largo di Livorno a difesa dello scalo portuale, fu cruenta e sanguinosa: oltre alle 5-6000 vittime ci furono più di 9000 prigionieri pisani che, portati a Genova, vennero confinati in una zona all’epoca appena fuori delle mura della città che fu poi per questo rinominata Campopisano.
Le catene che venivano poste a chiusura del Porto di Pisa per difenderla dagli attacchi navali vennero portate a Genova come bottino di guerra ed esposte in varie chiese e luoghi simbolo della città (come Porta Soprana, Porta dei Vacca e Palazzo San Giorgio). La loro restituzione avvenne solo dopo l’Unità d’Italia. Tuttavia, ne restano ancora alcuni anelli conservati a Moneglia sui muri esterni della chiesa di Santa Croce e nella chiesa di San Martino di Murta.
Tra i prigionieri della battaglia portati a Genova ci fu anche Rustichello da Pisa, il quale, anni dopo, trascrisse in lingua d’oil il resoconto dei viaggi del veneziano Marco Polo. Tali memorie saranno poi note con il titolo “Il Milione”.
Oltre a Rustichello, un altro celebre personaggio della fazione pisana che prese parte alla battaglia fu il Conte Ugolino della Gherardesca, che riuscì a scampare alla cattura e, nonostante la sconfitta, fu nominato podestà di Pisa. Anni dopo, la sua rivalità con l’Arcivescovo Ruggieri degli Ubaldini lo portò ad essere imprigionato nella Torre della Muda assieme ai due figli e due nipoti e condannato a morire di fame: il tragico episodio è raccontato da Dante Alighieri nel XXXIII Canto dell’Inferno.