Villa del Principe oggi è un museo-dimora: esso conserva nelle sue sale le tracce di secoli di presenza della stessa famiglia e per questo vi si trovano splendidi arredi, che contribuiscono a farne un “teatro di memoria” ricco di atmosfera che offre al visitatore la possibilità di sperimentare la storia attraverso l’incontro diretto con gli oggetti.
Tra i numerosi arredi sei e settecenteschi spicca per importanza un nucleo di sculture lignee dorate e di tavoli da parete riferibili alla mano di Filippo Parodi, massimo interprete della scultura barocca genovese. Alla cerchia dello scultore sono attribuibili le basi di due splendidi tavoli in commesso di pietre dure. Il più antico dei due presenta una decorazione con bordo a girali e motivi fitomorfi che incorniciano un centro in alabastro in cui sono inserite immagini di animali.
I preziosi arredi della dimora erano inseriti in un raffinata cornice di parati tessili. Qualche testimonianza di questa ricchezza è giunta sino a noi: la Sala di Perseo conserva sulla parete meridionale teli di velluto rosso cesellato, recanti il motivo del vaso con fiore di cardo e garofani, sormontato da una corona. Alla seconda metà del seicento si datano le due portiere conservate nella Galleria Aurea. Esse presentano un fondo di damasco giallo e una serie di ricami a riporto di velluti di vario colore dominati al centro dallo stemma Doria.
Di eccezionale rarità è il tappeto Isfahan del XVII secolo, prodotto nei pressi del Palazzo Reale di Isfahan sotto il diretto controllo della corte persiana, appartenente ad una tipologia detta “polonaise” da quando un esemplare di questo genere fu esposto nel padiglione polacco nell’Esposizione di Parigi del 1866.