DOSSO DOSSI

Didone

95,5 x 75 cm; olio su tela (FC 549)

Il grande pittore del Rinascimento ferrarese, principale artista attivo alla corte degli Este nel primo Cinquecento, ha fornito questa straordinaria rappresentazione dell’eroina virgiliana in termini esotici, con le sue forti e atipiche formule espressive, che evocano le immagini fantastiche dell’Ariosto, di cui  fu un suggestivo interprete. Datata verso il 1519, l’esecuzione si connota per la tavolozza squillante e per la caratteristica alternanza di parti molto definite e altre largheggianti. La sagoma, già descritta “in ovato” nel 1682, fu poi trasformata in rettangolare, con una finta nicchia dipinta dal pittore romano Benefial nel 1719 e cancellata prima del 1982. Indagini RX del 1999 hanno rivelato la presenza di un’altra testa e di vari elementi nel fondo, ripensamenti tipici del modo di lavorare del Dosso.